I 7 - Polazzo - Monte San Michele / Polač - Debela griža
Da Polazzo al Monte San Michele

 

E’ uno dei percorsi che congiungono la pianura all’altipiano, attraversando ambienti naturalistici tra i più tipici del Carso isontino e luoghi intrisi di memorie della Grande Guerra.

Buona parte dell’itinerario coincide con la strada delle battaglie, tracciato che inizia a Polazzo per raggiungere il monte San Michele attraverso quelli che sono stati gli scenari delle prime sei battaglie dell’Isonzo.

Dall’abitato di Polazzo prendiamo quota grazie a una strada bianca che sale con alcuni to rnanti permettendoci di ammirare il valloncello sottostante e i paesi più lontani. Il colle dall’altra parte del valloncello era un castelliere; dietro ad esso spunta la chiesa –forte di Santa Maria in Monte.

Giunti in quota incrociamo, a sinistra, la strada che sale da Fogliano. Dobbiamo raggiungere la provinciale Sagrado-Doberdò e possiamo scegliere: svoltando a sinistra percorriamo a ritroso la strada sterrata verso Fogliano fino a che, superata la seconda sbarra, siamo in prossimità di uno slargo usato come parcheggio; a questo punto pieghiamo a destra e ci immergiamo in un bosco di pini, carpini e roverelle, in cui si trovano alcune casette in legno utilizzate nel tempo libero; usciti dal bosco siamo ormai nei pressi della strada provinciale. Se invece al bivio prendiamo a destra, attraversiamo i terreni che competono a un noto centro agrituristico, dove alcuni sentieri ben segnalati ci permettono di osservare ambienti ripristinati (landa carsica, doline), trincee e cavernoni ben ripuliti. La strada provinciale Sagrado-Doberdò è poco oltre la sede del centro, in località Crosera.

A circa duecento metri dalla Crosera, in direzione Sagrado, dalla provinciale si stacca a destra il sentiero CAI n.77. Prima di imboccarlo possiamo scorgere in mezzo ai vigneti della vicina tenuta di Castelnuovo un edificio sormontato da una torretta: si dice che la torre fosse stata utilizzata dai conti della Torre, signori di Sagrado, come vedetta ma anche come punto di segnalazione luminosa con le altre fortificazioni del Carso e con il castello di Duino, proprietà della stessa famiglia.

I terreni percorsi dal sentiero CAI (proseguimento della strada delle battaglie) sono qui completamente cosparsi di segni che ci ricordano le vicende belliche. Nel periodo tra il 1915 e l’estate del ’16 il fronte correva in questa zona e le trincee italiane e austriache si contrapponevano a pochi metri le une dalle altre, allineate in modo tortuoso da Castelnuovo fino a San Martino e al monte San Michele. I caduti furono qui particolarmente numerosi. Troviamo così in questo tratto cippi e monumenti commemorativi, trincee austriache, trincee italiane e ancora trincee austriache, riutilizzate e rinforzate dagli italiani dopo lo spostamento del fronte più a est.

 

La maggior parte delle trincee che oggi incontriamo sul Carso sono nella forma delle trincee austriache successivamente riutilizzate da parte dell’esercito italiano. L’Austria-Ungheria aveva già provveduto a fortificare il fronte prima dell’inizio del conflitto scavando trincee poco profonde protette da muretti di pietra e sacchetti di sabbia. Al procedere dell’avanzata italiana, le trincee conquistate venivano riutilizzate semplicemente rivoltandole nella direzione opposta. Dopo l’agosto del 1916, quando il fronte fu spostato ad est (più o meno in corrispondenza dell’attuale confine italo-sloveno) le trincee che prima si trovavano in “prima linea” divennero retrovie italiane di terza e quarta linea, trasformate in ricoveri o postazioni di artiglieria, consolidate mediante l’impiego di calcestruzzo, in genere grossolanamente armato. Quasi tutte le trincee e le altre fortificazioni oggi esistenti hanno le feritoie rivolte a est.

 

Svetta tra tutti come un totem il cippo dedicato a Filippo Corridoni, sindacalista interventista amico di Mussolini, morto nei pressi nel 1915. Il monumento, costruito alla fine degli anni Trenta, reca evidenti simboli dell’iconografia fascista (aquila, fascio, ruota dentata, aratro). Poco prima si scorge il cippo dedicato al capitano Pietro Marras, mentre un po’ oltre al cippo Corridoni si trova la piccola area monumentale alla Brigata Sassari, storico reparto a reclutamento prevalentemente regionale. Qui vicino si trova pure la cosiddetta Trincea delle Frasche (arrivare fino alla strada per San Martino, piegare a sinistra lungo questa e poi ancora a sinistra seguendo l’indicazione): appare oggi nella forma di una trincea di quarta linea italiana, rinforzata con cemento e rivolta a est, ma era in origine una trincea austriaca mimetizzata, come altre, con fronde di albero (da cui il nome), conquistata poi dalla Brigata Sassari nel 1916.

La strada asfaltata ci porta in breve a San Martino del Carso. Gli allineamenti delle trincee corrono alla sua sinistra, verso la pianura, nelle zone di Bosco Cappuccio e Bosco Lancia. Appena giunti nell’abitato, una semplice pietra incisa ci riporta alla mente le parole che il soldato Giuseppe Ungaretti gli dedicò in una della sue poesie più celebri. Il paese è luogo di immigrati vicentini, motivo per cui, a differenza degli altri paesi del Carso, qui si parla prevalentemente italiano. Procediamo nella direzione del monte San Michele, passando dietro alla chiesa, dove un cartello ci segnale il monumento Honved, dedicato ai soldati ungheresi che avevano in consegna il controllo della situazione attorno al monte San Michele. Il monumento, è costituito da una semplice piramide in pietra bianca, simile a un altro monumento situato oltre il Vallone, nei pressi dell’abitato di Nova Vas (oggi in territorio sloveno).

La strada raggiunge il piazzale della zona sacra del monte San Michele, uno dei primi e più visitati “luoghi di memoria” dedicati alla Grande Guerra.

 

Il San Michele è il monte più alto del Carso isontino (una delle cime raggiunge m.257). Assieme al Podgora (Monte Calvario), Monte Sabotino e Monte Santo costituiva uno dei capisaldi del campo trincerato austro-ungarico posto a difesa della città di Gorizia. Nella prima parte della guerra i soldati ungheresi Honved avevano il compito di controllare da qui le sottostanti trincee italiane, mentre caverne e doline ospitavano artiglieria, alloggi e servizi per i vari battaglioni. Dopo la presa di Gorizia e l’arretramento del fronte austriaco i cavernoni furono utilizzati, ampliati e riattrezzati per le esigenze dell’esercito italiano.

Dopo la fine della guerra l’area divenne un museo all’aperto organizzato dai militari fin dal 1922. Progressivamente arricchito, è stato di recente risistemato in molte sue parti. Il piazzale, balcone panoramico privilegiato sulla piana di Gorizia, l’Isonzo, il Friuli, le Prealpi e le Alpi Giulie, presenta pezzi di artiglieria italiana, bombarde austriache, cippi commemorativi e un piccolo museo. Nei pressi si aprono gli accessi di postazioni in caverna dell’artiglieria italiana, scavate nella roccia dopo il 1916, mentre un percorso segnalato permette di raggiungere le quattro cime retrostanti, rivolte al Vallone, con le rispettive trincee, cippi, cavernoni. Il panorama in questa direzione non è da meno, affacciato sull’intero altipiano carsico, il golfo di Trieste e i monti attorno a quella città.


Da qui si scende verso Peteano, sull’Isonzo, oppure al paese di San Michele del Carso – Vrh e quindi a Gabria, sulla strada del Vallone, da dove possiamo continuare i nostri giri lungo i percorsi in territorio sloveno.

Od Polač (Polazzo) do Debele griže (Monte San Michele)

To je ena od poti, ki povezujejo nižino s Kraško planoto in nas pri tem vodijo skozi značilno naravno okolje goriškega Krasa in prek območij posejanih s pomniki 1. svetovne vojne.

Večji del poti sovpada s cesto bitk (strada delle battaglie), ki se začne v Polačah (Polazzo) in vodi na Debelo grižo (Monte San Michele) prek prizorišč prvih šestih soških bitk.

Iz Polač (Polazzo) se vzpenjamo po serpentinasti makadamski cesti in med potjo lahko občudujemo globoko dolino pod nami ter oddaljene vasice. Na griču na drugi strani doline je bilo nekoč gradišče; za njim se dviga cerkev Sv. Marija na gori.

Ko pridemo na vrh, se z leve priključi cesta, ki se dviga iz Foljana (Fogliano). Iti moramo do pokrajinske ceste Zagraj (Sagrado)–Doberdob (Doberdò), kjer imamo dve možnosti: lahko gremo levo po makadamski cesti nazaj proti Foljanu (Fogliano) in po drugi zapornici kmalu prispemo do razširitve ceste, ki služi kot parkirišče; tu zavijemo desno in gremo skozi gozd borov, belih gabrov in puhastih hrastov, v katerem je nekaj brunaric za preživljanje prostega časa; ko pridemo iz gozda, smo že blizu pokrajinske ceste. Če pa na razpotju zavijemo desno, gremo čez zemljišče znane turistične kmetije, kjer si lahko vzdolž dobro označenih stez ogledamo naravne znamenitosti (kraška gmajna, udornice), strelske jarke in dobro očiščene kaverne. Pokrajinska cesta Zagraj (Sagrado)–Doberdob (Doberdò) je malo naprej od turistične kmetije pri kraju Crosera.

Približno dvesto metrov od Crosere v smeri Zagraja (Sagrado) se s pokrajinske ceste na desno odcepi pohodna pot CAI št. 77. Preden se namenimo po njej, lahko med vinogradi bližnjega posestva Castelnuovo vidimo stavbo, nad katero se dviga stolpič: pravijo, da so ga grofje Della Torre, gospodarji Zagraja (Sagrado), uporabljali kot opazovališče in mesto za svetlobno signaliziranje z drugimi utrdbami na Krasu ter z devinskim gradom, ki je bil tudi v lasti te družine.

Območja, po katerih vodi pohodna pot CAI (nadaljevanje ceste bitk), so tu povsem prepredena s pomniki vojnih dogodkov. Na tem področju je v obdobju od leta 1915 do poletja 1916 potekala fronta; italijanski in avstrijski jarki, ki so bili med seboj oddaljeni le nekaj metrov, so se vili od Castelnuova do Martinščine (San Martino) in Debele griže (Monte San Michele). Tu so bile žrtve še posebej številne. Tako najdemo na tem območju nagrobne stebre in spominska znamenja, avstrijske jarke, italijanske jarke pa spet avstrijske jarke, ki jih je italijanska vojska utrdila in uporabljala, ko se je fronta pomaknila proti vzhodu.
Jarki, ki so se do danes ohranili na Krasu, so po večini avstrijski jarki, ki jih je pozneje uporabila italijanska vojska. Avstro-Ogrska je že pred začetkom spopada fronto utrdila s plitvimi jarki, zaščitenimi s kamnitimi zidki in vrečami peska. Ko je italijanska vojska napredovala, je zavzete jarke znova uporabila tako, da je zaščito prestavila na drugo stran. Po avgustu 1916, ko se je fronta pomaknila proti vzhodu (približno na današnjo slovensko-italijansko mejo), so jarki, ki so se prej nahajali na prvi bojni črti, postali italijansko zaledje tretje ali četrte bojne črte in bili preurejeni v zaklone ali topniške položaje, utrjene z večinoma grobo armiranim betonom. Skoraj vsi ohranjeni jarki in utrdbe imajo line obrnjene proti vzhodu.

Nad vsemi obeležji se kot totem dviga spominski steber posvečen Filippu Corridoniju, sindikalistu in intervencionistu ter Mussolinijevemu prijatelju, ki je tu padel leta 1915. Spomenik, postavljen konec tridesetih let, zaznamujejo očitni simboli fašistične ikonografije (orel, fascio, zobato kolo, plug). Malo pred tem vidimo spominski steber posvečen stotniku Pietru Marrasu, medtem ko se nekoliko naprej od Corridonijevega stebra nahaja manjši spominski prostor posvečen brigadi Sassari, zgodovinski enoti, ki so jo pretežno sestavljali vojaki s Sardinije. Blizu se nahaja strelski jarek imenovani (tudi) Trincea delle Frasche: gremo do ceste za Martinščino (San Martino), zavijemo levo in nato pri oznaki še enkrat levo. Danes ima ta jarek značilnosti jarka italijanske četrte bojne črte – utrjen je s cementom in obrnjen proti vzhodu –, prvotno pa je bil to avstrijski jarek, tako kot drugi zakamufliran z vejevjem (od tod ime), ki ga je leta 1916 zavzela brigada Sassari.

Asfaltirana cesta nas kmalu pripelje v Martinščino (San Martino del Carso). Na levi strani ceste so jarki, ki se spuščajo proti nižini, k Bosco Cappuccio in Bosco Lancia. Takoj ob vstopu v vas je preprost kamen, na katerem so zapisane besede, ki jih je vojak Giuseppe Ungaretti posvetil vasi v eni svojih najbolj znanih pesmi. Ker je to kraj priseljencev iz Vicenze, v nasprotju z drugimi vasmi na Krasu tu govorijo pretežno italijansko. Nadaljujemo pot v smeri Debele griže (Monte San Michele). Za cerkvijo nas tabla opozori na spomenik posvečen madžarskim vojakom, ki jim je bil zaupan nadzor območja okrog Debele griže (Monte San Michele). Spomenik je preprosta piramida iz belega kamna in je podoben tistemu na drugi strani Dola (Vallone), pri Novi vasi, na slovenski strani.

Cesta nas pripelje do spominskega območja Debele griže (Monte San Michele), enega prvih in najbolj obiskanih "krajev spomina" na 1. svetovno vojno.

Od tu se spustimo proti kraju Petovlje (Peteano) ob Soči ali v vas Vrh (San Michele del Carso) ter od tam dalje v Gabrje (Gabrio) in po cesti vzdolž Dola (Vallone), od koder lahko nadaljujemo izlete po poteh v Sloveniji.

Debela griža (Monte San Michele) je najvišja vzpetina goriškega Krasa (eden od vrhov je visok 257 m) in je bila ob Podgori, Sabotinu in Sveti gori ena od strateških točk avstro-ogrskega sistema jarkov za obrambo mesta Gorice. Na začetku vojne so imeli madžarski vojaki nalogo, da od tu nadzirajo spodaj ležeče italijanske jarke, medtem ko so bili v kavernah in vrtačah topništvo, bivališča in razne službe za bataljone. Po zavzetju Gorice in umiku avstrijske fronte je italijanska vojska kaverne razširila in na novo opremila za svoje potrebe. Po koncu vojne je to območje postalo muzej na prostem, za katerega so od leta 1922 skrbeli vojaki. Z leti se je zbirka vse bolj bogatila, nedavno pa je bil muzej tudi preurejen. Na ploščadi s krasnim panoramskim razgledom na goriško ravnino, Sočo, Furlanijo, predalpski svet in Julijske Alpe se nahajajo italijanski topovi, avstrijski možnarji, spominski stebri in manjši muzej. V bližini ploščadi je vhod v kaverno italijanskega topništva, izkopano v skalo leta 1916. Po označeni poti se lahko povzpnemo na štiri vrhove, ki gledajo proti Dolu (Vallone), kjer najdemo jarke, spominske stebre in kaverne. Razgled v tej smeri ni nič manj vabljiv, saj se odpira na vso Kraško planoto, Tržaški zaliv in okoliške hribe.

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